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Speciale Sudan

Sudan. Attentato ad al-Buhran, a rischio i colloqui di pace

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Il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo dell’esercito sudanese è sopravvissuto ad un attentato effettuato con droni. L’attacco è avvenuto durante una cerimonia di diploma all’interno della base militare di Gebeit nel Sudan orientale, a 120 km circa a sud di Port Sudan. 5 persone hanno perso la vita. “Abbiamo sentito suoni di esplosioni all’improvviso e tutti…

Il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo dell’esercito sudanese è sopravvissuto ad un attentato effettuato con droni.

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L’attacco è avvenuto durante una cerimonia di diploma all’interno della base militare di Gebeit nel Sudan orientale, a 120 km circa a sud di Port Sudan. 5 persone hanno perso la vita.

Abbiamo sentito suoni di esplosioni all’improvviso e tutti sono scappati spaventati“, ha detto un testimone oculare, notando che erano presenti molte famiglie di ufficiali laureati.
I video girati dai familiari dei cadetti presenti, testimonierebbero l’arrivo del primo drone sulla base e l’esplosione.
L’attacco con droni è l’ultimo di una serie di questo tipo in località controllate dall’esercito negli ultimi mesi, l’ultimo dei quali a pochi km da Port Sudan. Negli ultimi due giorni, gli attacchi con droni hanno colpito Kosti, Rabak e Kenana nello stato meridionale del Nilo Bianco, così come al-Damer, a nord della capitale, secondo alcune fonti riprese da Reuters ed Afp.

Il portavoce dell’esercito sudanese, il generale Nabil Abdallah ha incolpato le forze di supporto rapido (RSF) per l’attacco, anche se queste, attraverso il consulente legale della RSF Mohamed al-Mukhtar, hanno riferito a Reuters di essere completamente estranee ai fatti di Gebeit e di confermare la propria partecipazione ai colloqui di pace con la mediazione degli Usa.

Le RSF non ha nulla a che fare con i droni che hanno preso di mira Gibeit oggi; sono il risultato di disaccordi interni, tra islamisti“, ha detto il consigliere legale Mohamed al-Mukhtar.

Colloqui che ora rischiano di saltare

Dopo essere scampato all’attentato, parlando ai giornalisti presenti al Bhuran ha promesso di schiacciare i propri nemici e di escludere – a questo punto – ogni forma di negoziato.

Sebbene martedì 30 Luglio il generale avesse accettato  – senza condizioni- di partecipare al colloqui previsti per il 14 Agosto a Ginevra, volti a porre fine a più di un anno di combattimenti con le forze di supporto rapido paramilitari (RSF), l’attentato ha avuto come conseguenza quella di far saltare il banco e di rimettere tutto in discussione.

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Sudanese Sovereign Council Media Office/Handout tramite REUTERS

Non abbiamo paura dei droni moriremo solo quando Dio lo vorrà” ha detto al Buhran subito dopo l’attacco in abiti militari, “non ci ritireremo, non ci arrenderemo e non negozieremo” ha gridato alle truppe presenti.

I colloqui previsti arrivano dopo i colloqui diretti tenutisi in Arabia Saudita lo scorso anno, conclusisi con una serie di tregue temporanee violate rapidamente.

Altri tentativi di mediazione non sono riusciti a portare al tavolo dei negoziati le due parti, anche se Ramtane Lamamra, inviato personale per il Sudan del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha tenuto colloqui strettamente riservati con entrambe le delegazioni durante questo mese. La notizia dei colloqui aveva spinto le Nazioni Unite a definire la partecipazione di Hemedti ed al Buhran un “primo passo incoraggiante”.

Le accuse agli Emirati Arabi Uniti, da parte dell’esercito sudanese, di alimentare la guerra fornendo armi e droni alle RSF, non semplificano la strada verso la pacificazione. Sebbene gli UAE abbiano sempre smentito la notizia, più volte sono stati documentati voli cargo dagli emirati diretti alle zone controllate dalle RSF via Ciad. 

 

 

 

 

 

 

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