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Fenomeni sociali e giustizia

Sudafrica, la mafia delle costruzioni a processo per estorsione

Cinque presunti membri della mafia delle costruzioni in Sudafrica accusati di estorsione e interruzione dei lavori in un progetto infrastrutturale nel KwaZulu-Natal, ma ieri una sentenza ha concesso loro di uscire su cauzione.

Cinque presunti membri della cosiddetta “mafia delle costruzioni” o “mafia edile” sono apparsi nuovamente davanti alla Corte di Magistratura di Camperdown, nella provincia sudafricana del KwaZulu-Natal, in relazione alle accuse di estorsione. Gli imputati sono stati arrestati lo scorso mese per aver presumibilmente interrotto le operazioni in un cantiere edile a Msunduzi, Pietermaritzburg. Le accuse si concentrano su un incidente avvenuto tra il 22 e il 23 agosto, quando un gruppo di circa 30 persone ha invaso un sito di costruzione gestito dalla società WSM (Pty) Ltd, che stava lavorando alla riparazione di infrastrutture danneggiate dalle inondazioni.

Secondo lo Stato, i sospetti avrebbero minacciato i lavoratori e i responsabili del progetto, imponendo la richiesta di essere assunti per la sicurezza del cantiere e minacciando la chiusura dei lavori in caso di rifiuto. Tra le persone prese di mira ci sono Cyril Ngcobo e Lungisani Nduli, a cui sarebbe stato intimato che il lavoro non sarebbe proseguito senza il coinvolgimento degli imputati.

Nell’udienza di ieri, 20 settembre, gli accusati hanno ottenuto una cauzione di R10.000 ciascuno e saranno rilasciati dalla custodia: Andile Jiyane (29 anni), Elias Phetha (45), Nhlanhla Makhathini (37), Sibonelo Khanyile (37) e Thabani Nkomo (35). Il procuratore Zwelethu Matha si è opposto alla cauzione, sottolineando che il rilascio degli imputati potrebbe portare a interferenze con i testimoni e causare ulteriori ritardi o danni al progetto di costruzione. Ha inoltre evidenziato che l’estorsione è un crimine in aumento in Sudafrica e che liberare gli imputati potrebbe costituire una seria minaccia per la comunità e per la prosecuzione del progetto.

L’avvocato difensore Kevin Chetty ha invece contestato la posizione dello Stato, sostenendo che non vi siano prove sufficienti per dimostrare che i suoi clienti interferirebbero con i testimoni o rappresenterebbero una minaccia concreta. Chetty ha criticato anche il fatto che solo cinque persone siano state arrestate, nonostante il coinvolgimento di un gruppo ben più ampio durante l’incidente di agosto. Ha inoltre difeso gli imputati dalle accuse di non aver rivelato precedenti condanne, spiegando che si tratta di episodi del passato che non influenzano il caso attuale. Ad esempio, uno degli imputati, Elias Phetha, era stato accusato di stupro quando era minorenne, ma non ha mai subito una condanna formale.

Il caso ha suscitato attenzione mediatica e dibattito pubblico, con alcune fazioni della comunità che sostengono gli accusati, ritenendo che il procedimento abbia una matrice politica. Il destino dei cinque uomini resta incerto, ma il caso evidenzia una crescente preoccupazione per l’influenza delle organizzazioni criminali nei settori dell’edilizia e delle infrastrutture in Sudafrica, dove l’estorsione e le minacce alle imprese costituiscono una problematica crescente.

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