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Conflitti

RDCongo-Rwanda, secondo l’ONU il controllo dell’M23 sulle miniere di coltan genera 300.000 dollari al mese

Il gruppo ribelle M23 in RDCongo - sospettato di essere supportato dal Rwanda - controlla il commercio del coltan, generando 300.000 dollari al mese, con gravi conseguenze per la stabilità regionale e i diritti umani.

Nel cuore del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), il gruppo ribelle M23 ha rafforzato la sua presa su vaste aree, comprese le regioni di Masisi e Rutshuru. Grazie a questa espansione, l’M23 ha acquisito il pieno controllo delle ricche miniere di coltan della zona di Rubaya. Queste miniere sono una risorsa strategica cruciale, poiché producono oltre il 15% della fornitura globale di tantalio, un minerale raro essenziale nella fabbricazione di dispositivi tecnologici come smartphone e computer.

Secondo quanto riferito da Bintou Keita, capo della missione ONU in Congo (MONUSCO), al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il commercio illegale del coltan gestito dall’M23 genera circa 300.000 dollari al mese. Questi fondi alimentano le attività del gruppo ribelle e perpetuano l’instabilità della regione, dove da oltre un decennio si svolge uno dei conflitti più devastanti al mondo. Nonostante l’appello per sanzioni internazionali, finora non sono state adottate misure concrete per interrompere questo traffico, aggravando ulteriormente la sofferenza dei civili.

La crisi umanitaria nella parte orientale del Congo rimane grave, con più di 120 gruppi armati attivi. Questi gruppi lottano per il controllo di terre e risorse, inclusi minerali preziosi come il coltan, provocando sfollamenti massicci e violazioni sistematiche dei diritti umani. Circa 6 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa delle violenze, che includono massacri, stupri e altre atrocità. Ma la situazione è ulteriormente complicata dal coinvolgimento di attori esterni, come è verosimilmente il Rwanda.

Il gruppo M23, formato principalmente da membri della minoranza etnica tutsi, si è staccato dall’esercito congolese nel 2012 e ha lanciato una serie di offensive di vasta portata, tra cui la temporanea conquista della città strategica di Goma. La loro recente avanzata li ha nuovamente avvicinati a Goma, generando timori di un nuovo attacco su larga scala.

La RDCongo accusa il Rwanda di sostenere attivamente l’M23, fornendo truppe e supporto militare. Queste accuse sono state confermate anche da esperti delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti, che hanno segnalato la presenza di migliaia di soldati rwandesi nell’est del Congo a fianco dell’M23. Tuttavia, il Rwanda continua a negare ufficialmente qualsiasi coinvolgimento diretto, affermando che le sue forze sono presenti solo per proteggere i propri confini da eventuali minacce provenienti dal Congo.

Il mese scorso, un tribunale regionale dell’Africa orientale ha avviato un procedimento contro il Rwanda per aver violato la sovranità e l’integrità territoriale della RDC attraverso il presunto sostegno ai ribelli. Questo caso rappresenta un importante tentativo legale da parte del Congo per richiamare l’attenzione internazionale sulla crisi in corso.

Il commercio illegale di minerali, come il coltan, è uno dei principali motori del conflitto nella regione. Il tantalio, estratto dal coltan, è un materiale prezioso e indispensabile per la produzione di tecnologie moderne, inclusi i dispositivi di largo consumo come gli smartphone. L’industria globale della tecnologia, inclusi grandi marchi come Apple, è stata messa sotto pressione per garantire che i loro prodotti non contengano minerali provenienti da zone di conflitto, ma il traffico illecito di “minerali insanguinati” continua a essere una piaga difficile da debellare.

La situazione nell’est della RDC rimane estremamente complessa, con molteplici attori coinvolti e con un sistema di commercio illegale di risorse che alimenta la violenza. Fino a quando non verranno implementate sanzioni efficaci e l’assistenza internazionale non verrà intensificata, la pace e la stabilità in questa regione martoriata sembrano destinate a rimanere irraggiungibili.

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