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Madagascar, la restituzione dei teschi dei re Sakalava: un gesto riparatore storico e culturale

La Francia e il Madagascar avviano la restituzione dei teschi malgasci prelevati durante la colonizzazione, segnando un passo storico nella riconciliazione delle memorie.

Il 3 ottobre 2024, a margine del vertice della Francofonia a Parigi, la Francia e il Madagascar hanno avviato un processo storico: la possibile restituzione dei teschi di tre guerrieri malgasci, tra cui quello del re Toera, decapitati nel 1897 durante la conquista coloniale francese del regno Sakalava, situato nell’ovest del Madagascar. Questo passaggio rappresenta un evento simbolico di grande importanza per entrambi i Paesi, coinvolgendo temi che spaziano dalla memoria coloniale alla cultura, fino alla politica.

La storia di questi teschi è legata a uno degli episodi più violenti della colonizzazione francese. Nel 1897, le truppe francesi attaccarono il villaggio reale di Ambiky, sede del potere Sakalava, decapitando il re Toera e due dei suoi combattenti. I loro teschi furono successivamente portati in Francia e conservati al Museo di Storia Naturale di Parigi come trofei di guerra. La richiesta di restituzione, presentata per la prima volta nel 2003 da uno dei discendenti di re Toera, è rimasta senza risposta per anni, ma ha ricevuto un nuovo impulso nel 2021, quando le autorità malgasce hanno rinnovato ufficialmente la domanda.

L’avvio del comitato scientifico bilaterale il 3 ottobre 2024 rappresenta un momento di svolta nel lungo processo. Il comitato, composto da storici, curatori museali, tecnici del patrimonio e diplomatici di entrambe le nazioni, ha il compito delicato di verificare l’autenticità dei resti e stabilire le condizioni per il loro ritorno in Madagascar. Sebbene i test del DNA effettuati sui teschi non abbiano finora confermato con certezza la loro identità, la parte malgascia ritiene che si tratti senza dubbio di teschi Sakalava, basandosi su rituali locali come il “Tromba” e gli scritti dell’esploratore Guillaume Grandidier.

Al di là dell’aspetto storico e scientifico, la restituzione dei teschi riveste un profondo significato culturale per il Madagascar. Nella cultura malgascia, gli antenati occupano una posizione centrale, e il re Toera, ultimo sovrano del regno Sakalava, è una figura di particolare importanza. La cerimonia del “fitampoha”, durante la quale la popolazione malgascia si incontra con gli antenati, non può essere completa finché il teschio del re non tornerà in Madagascar. Questo rende la restituzione un atto di riparazione che va oltre la semplice restituzione di un oggetto: è un recupero della dignità e della memoria storica del popolo Sakalava.

Il processo di restituzione assume anche una forte valenza politica. Secondo lo storico malgascio Denis Alexandre Lahiniriko, il re Toera è visto come un simbolo di resistenza alla dominazione coloniale francese e di unità nazionale malgascia. In un contesto in cui il Madagascar cerca di rafforzare la propria identità postcoloniale, l’immagine di un re che si oppose all’invasore straniero rappresenta un modello di lotta per la libertà e l’indipendenza. Questo processo di restituzione si inserisce quindi in una narrativa più ampia di decolonizzazione, dove le élite malgasce cercano di riconciliarsi con il proprio passato e riaffermare il valore delle tradizioni e delle culture locali.

Per la Francia, la restituzione dei teschi rientra nel quadro della legge adottata nel dicembre 2023, che facilita il ritorno di resti umani prelevati durante il periodo coloniale in condizioni indegne. L’obiettivo è quello di placare le memorie tra la Francia e i Paesi africani che furono sue colonie. Già nel 2020, Parigi aveva avviato un processo di restituzione simbolico, trasferendo la corona dell’ultima regina del Madagascar, Ranavalona III. La restituzione dei teschi Sakalava rappresenterebbe quindi un secondo gesto riparatore, con l’intenzione di sanare le ferite ancora aperte lasciate dalla colonizzazione.

La decapitazione del re Toera e la sottrazione del suo teschio hanno segnato profondamente il popolo Sakalava. Come testimoniato da Joe Kamamy, discendente del re, questa è una ferita che da 127 anni non si è mai rimarginata. Il successo del processo di restituzione non solo rappresenterebbe la prima applicazione della nuova legge francese, ma segnerebbe anche la chiusura di un capitolo doloroso della storia coloniale del Madagascar.

La restituzione dei teschi Sakalava è molto più di una questione di memorie o di collezioni museali. Essa rappresenta un atto di giustizia storica e culturale che potrebbe contribuire a sanare le ferite del passato coloniale e a rafforzare l’unità nazionale malgascia. Si tratta di un gesto simbolico che ha il potenziale di riscrivere la relazione tra la Francia e il Madagascar, passando dalla dominazione alla riconciliazione.

Sul tema delle restituzioni (di oggetti culturali e reperti umani), su “Focus on Africa” ci sono vari contributi:

Musei etnografici di epoca coloniale: una conferenza in Germania sulla necessità della restituzione e della cooperazione

Ghana, dopo 150 anni tornano i tesori della corte reale Ashanti

Uganda, 39 oggetti restituiti dall’Università di Cambridge al Museo di Kampala

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