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Cooperazione

Arabia Saudita-Uganda, concessa la grazia ai migranti incarcerati per reati minori: inizia il rimpatrio

L'Arabia Saudita concede la grazia ai lavoratori migranti ugandesi incarcerati per reati minori, avviando il processo di rimpatrio e rafforzando la collaborazione bilaterale con l'Uganda.

Il governo dell’Arabia Saudita ha annunciato una significativa decisione: la grazia per tutti i lavoratori migranti ugandesi incarcerati per reati minori, escludendo però i detenuti condannati per crimini gravi come omicidio e traffico di droga. La ministra ugandese per il genere, il lavoro e lo sviluppo sociale, Esther Anyakun Davinia, ha dato la notizia durante una conferenza stampa, dopo un incontro con il ministro saudita delle risorse umane e dello sviluppo sociale, Ahmed Alrajhi. Questo incontro, svoltosi all’inizio di ottobre 2024, aveva come obiettivo principale affrontare le sfide vissute dai lavoratori migranti ugandesi in Arabia Saudita e rafforzare le relazioni bilaterali tra i due Paesi.

Uno degli elementi più rilevanti della decisione riguarda le lavoratrici domestiche ugandesi, molte delle quali hanno figli nati in Arabia Saudita. La grazia comporterà la loro liberazione e il successivo rimpatrio in Uganda. Tuttavia, rimane incerto il destino degli ugandesi incarcerati per reati di droga, poiché le leggi saudite in questo campo sono particolarmente rigide e non prevedono alcuna tolleranza.

Durante le discussioni, la delegazione ugandese ha sottolineato l’importanza di documentare accuratamente i casi di migranti in difficoltà per facilitare il loro rientro in patria. Un portavoce del ministero, Joshua Kyalimpa, ha evidenziato la difficoltà di determinare il numero esatto di ugandesi incarcerati in Arabia Saudita, a causa delle discrepanze nei registri ufficiali. Mentre il governo ugandese dispone di dati sui lavoratori emigrati tramite canali legali, molti ugandesi raggiungono l’Arabia Saudita attraverso vie illegali, rendendo difficile ottenere un quadro completo.

Per far fronte a questa sfida, il governo ugandese ha inviato una squadra sul posto per avviare il processo di rimpatrio, con l’obiettivo di riportare a casa i propri cittadini entro 60 giorni. Nel frattempo, è stato lanciato un appello alle agenzie di esternalizzazione della manodopera affinché informino i lavoratori sulle aspettative culturali e legali dei paesi in cui emigrano. Un caso specifico sollevato riguarda le erbe locali usate dai lavoratori ugandesi, che spesso vengono scambiate per droghe illegali dalle autorità saudite, causando fraintendimenti che portano a incarcerazioni.

Un altro tema discusso è stato il traffico di esseri umani, considerato una delle cause principali dell’incarcerazione di migranti ugandesi in Arabia Saudita. Le autorità ugandesi stanno lavorando per rafforzare la collaborazione tra diversi ministeri, inclusi il Ministero degli Interni e il Ministero degli Affari Esteri, per combattere questo fenomeno e migliorare la protezione dei migranti all’estero.

Asha Wilson Owere, responsabile delle relazioni esterne di una compagnia di reclutamento di lavoratori, ha sottolineato la necessità di un migliore monitoraggio dei migranti e ha suggerito programmi di formazione e orientamento per prepararli ad affrontare le leggi e le norme culturali dei paesi ospitanti. La formazione preventiva potrebbe prevenire episodi di criminalizzazione dovuti a incomprensioni culturali o legali.

Con oltre 150.000 lavoratori ugandesi emigrati in Arabia Saudita, il Regno è diventato la principale destinazione per l’esternalizzazione del lavoro dall’Uganda. Nel 2023, i due Paesi avevano già firmato un accordo bilaterale che prevedeva la tutela dei diritti dei lavoratori ugandesi in Arabia Saudita. Questo recente sviluppo rappresenta un ulteriore passo avanti nella risoluzione delle problematiche legate alla migrazione dei lavoratori, aprendo nuove prospettive per il loro ritorno sicuro in patria e il loro reinserimento nella società ugandese. L’Arabia Saudita ha ribadito il proprio impegno ad accelerare il processo di rimpatrio e a sostenere i lavoratori al loro ritorno, fornendo supporto alle famiglie che hanno perso i contatti con i loro cari emigrati.

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