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Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), eletti 18 nuovi membri per il mandato 2025-2027: il Qatar vince, l’Arabia Saudita esclusa

Elezioni 2025-2027 del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: il Qatar tra i vincitori, Arabia Saudita esclusa per le sue violazioni dei diritti umani.

Il 2025 segnerà l’inizio di un nuovo ciclo per il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), che ha appena eletto 18 nuovi membri per il triennio 2025-2027. Tra i Paesi eletti, spicca il Qatar, che ha ottenuto l’88% dei voti dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, consolidando così la sua presenza nell’arena internazionale. Oltre al Qatar, sono stati eletti altri Paesi di diverse aree geografiche, tra cui Benin, Bolivia, Cipro, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Etiopia, Gambia, Islanda, Kenya, Messico, Repubblica di Corea, Spagna, Svizzera, Tailandia, e le Isole Marshall.

Una delle elezioni più significative è quella della Repubblica Democratica del Congo, la cui nomina è stata oggetto di critiche a causa della situazione interna del Paese, caratterizzata da gravi violazioni dei diritti umani e da conflitti prolungati. Tuttavia, la RDC, insieme a Benin, Etiopia, Gambia e Kenya, rappresenta una componente fondamentale della rappresentanza africana all’interno del Consiglio. L’Africa continua a essere una regione chiave per l’UNHRC, non solo per il numero di membri eletti, ma anche per la rilevanza dei problemi legati ai diritti umani nel continente, come le violenze nei conflitti, la corruzione e le difficoltà nel garantire i diritti civili e politici delle popolazioni.

L’elezione di questi stati africani evidenzia una tendenza alla ricerca di un equilibrio tra rappresentanza geografica e l’impegno per migliorare la situazione dei diritti umani a livello locale. Tuttavia, molti osservatori hanno espresso preoccupazione per il fatto che alcuni di questi stati, come la Repubblica Democratica del Congo ed Etiopia, abbiano un curriculum discutibile in materia di diritti umani, sollevando dubbi sull’effettiva efficacia del Consiglio.

Un altro elemento rilevante di queste elezioni è stata la mancata elezione dell’Arabia Saudita, che ha perso la sua candidatura nonostante i tentativi di incrementare il proprio ruolo nei meccanismi internazionali di tutela dei diritti umani. Il regno saudita, che aveva ottenuto solo 117 voti, è stato sconfitto in un’elezione relativamente competitiva, in cui la regione Asia-Pacifico ha presentato sei candidati per cinque posti disponibili. Tra gli stati eletti in questa categoria figurano la Corea del Sud, Cipro, Qatar, Tailandia e le Isole Marshall. L’esclusione dell’Arabia Saudita è stata salutata da numerose organizzazioni per i diritti umani come una vittoria per l’integrità del Consiglio. La sua sconfitta è stata attribuita al pessimo record del Paese, che include gravi violazioni come la repressione della società civile, la discriminazione delle donne e le dure condizioni imposte ai lavoratori migranti.

Questa elezione ha riaffermato l’importanza di garantire un sistema competitivo all’interno dell’UNHRC, dove non tutti i candidati devono essere automaticamente accettati, ma si deve tenere conto del loro impegno concreto nella difesa dei diritti umani. Negli ultimi anni, casi come quelli di Venezuela e Russia, anch’essi esclusi in precedenti elezioni, hanno dimostrato che quando le elezioni sono realmente competitive, gli Stati membri tendono a respingere i candidati con una reputazione negativa in tema di diritti umani.

L’elezione di Paesi come il Qatar e la RDC, nonostante le polemiche, segnala comunque un interesse crescente a garantire una rappresentanza globale e pluralistica, con l’obiettivo di affrontare sfide complesse e multilivello. Tuttavia, le sfide rimangono alte, e le pressioni su questi Paesi per migliorare la loro posizione sui diritti umani saranno probabilmente continue nel corso del loro mandato.

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