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Diritti umani

Egitto, più di 100 persone in carcere per aver promosso la partecipazione a proteste contro il governo

Nel gennaio di quest’anno il governo egiziano ha deciso una serie di aumenti dei prezzi, che hanno riguardato anche le tariffe telefoniche e i biglietti della metropolitana. Già dallo scorso luglio, erano state introdotte misure di contenimento dei costi, tra cui l’interruzione dell’elettricità per due ore al giorno in tutte le aree del paese, ad…

Nel gennaio di quest’anno il governo egiziano ha deciso una serie di aumenti dei prezzi, che hanno riguardato anche le tariffe telefoniche e i biglietti della metropolitana. Già dallo scorso luglio, erano state introdotte misure di contenimento dei costi, tra cui l’interruzione dell’elettricità per due ore al giorno in tutte le aree del paese, ad eccezione di alcune province con un alto numero di turisti. Questi blackout incidono su vari aspetti della vita quotidiana, incluso l’accesso all’acqua, che richiede pompe per raggiungere i piani superiori di molti edifici. La stampa locale ha riportato notizie di diversi decessi di persone rimaste bloccate negli ascensori durante le interruzioni.

Invece di risolvere problemi che aggravano la vita di milioni di persone, dall’inizio di luglio le autorità egiziane hanno arrestato arbitrariamente 119 persone, tra cui almeno sette donne e un minorenne, in almeno sei province, per aver pubblicato online l’invito a partecipare a una “Rivoluzione della dignità” prevista per il 12 luglio. Le persone arrestate avevano pubblicato sui loro account social appelli a protestare e a chiedere la destituzione del governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi a causa dell’aumento dei prezzi e delle interruzioni di corrente che durano da un anno. Alla fine, le proteste non hanno avuto luogo.

Amnesty International ha condotto alcune interviste con gli avvocati per i diritti umani che rappresentano otto detenuti, tra cui avvocati dell’Iniziativa egiziana per le libertà personali e della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, secondo i quali al 16 luglio 2024 il numero totale di persone portate dinanzi alla Procura suprema per la sicurezza dello stato era di 119.

Otto delle persone detenute, di età compresa tra 30 e 60 anni, non hanno precedenti di attivismo politico e provengono da contesti e professioni diverse. Sette di loro hanno pubblicato contenuti su Facebook e X (ex Twitter) con l’hashtag “Rivoluzione della dignità”, invitando le persone a manifestare contro il governo. Uno di loro ha pubblicato un video chiedendo al parlamento di mettere sotto accusa il presidente Abdel Fattah al-Sisi.

Le forze di sicurezza hanno arrestato queste otto persone mentre si trovavano nelle loro case o nei luoghi di lavoro nei governatorati di Cairo, Giza, Al Gharbia, Beni Souif, Mar Rosso, Alessandria e Menoufia, prima di trasferirle presso stazioni di polizia o strutture dell’Agenzia per la sicurezza nazionale. Sette di loro sono state in isolamento per periodi che variano tra i due e i cinque giorni. I funzionari dell’Agenzia per la sicurezza nazionale li hanno interrogati bendati, il che costituisce una forma di maltrattamento, e senza la presenza di un avvocato.

Successivamente, le autorità hanno trasferito i detenuti presso la Procura suprema per la sicurezza dello stato, che ha avviato indagini contro di loro con l’accusa di “adesione a un gruppo terroristico”, “pubblicazione notizie false” e “uso improprio dei social media”. In attesa delle indagini, la procura ha ordinato la loro detenzione preventiva per 15 giorni e lo stesso ha deciso per altre 111 persone accusate di reati simili. Le prove contro gli otto detenuti consistevano in screenshot tratti dai loro account sui social media e dai loro telefoni personali.

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