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Egitto, sotto lo sguardo indulgente dell’Ue rimpatriati migliaia di sudanesi

Per decenni l’Egitto è stato la casa di milioni di sudanesi che studiavano, lavoravano, investivano o ricevevano cure mediche nel paese. Le donne e le ragazze sudanesi, nonché i ragazzi sotto i 16 anni e gli uomini sopra i 49, erano esenti dai requisiti di ingresso.
Poi, dopo che lo scorso aprile è nuovamente scoppiato il conflitto interno in Sudan e già centinaia di migliaia di rifugiati avevano attraversato la frontiera, è cambiato tutto.
A maggio il governo egiziano ha introdotto l’obbligo del visto d’ingresso per tutti i cittadini sudanesi, lasciando a coloro che fuggivano poche alternative se non quella di attraversare il confine in modo irregolare.
Secondo un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International, migliaia di rifugiati sudanesi sono stati arbitrariamente dalla Guardia di frontiera e dalla polizia e successivamente espulsi in massa. Il numero esatto non è calcolabile ma basti pensare che, solo nel settembre 2023, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati aveva denunciato il rimpatrio forzato di 3000 sudanesi.
L’aumento degli arresti di massa e delle espulsioni è avvenuto dopo un decreto del primo ministro, emesso nell’agosto 2023, che richiedeva ai cittadini stranieri in Egitto di regolarizzare il loro status. Questo provvedimento è stato accompagnato dall’aumento dei sentimenti xenofobi e razzisti sia online che sulla stampa, così come da dichiarazioni di funzionari governativi che criticavano il “peso” economico di ospitare “milioni” di rifugiati.
Migliaia di sudanesi, minorenni inclusi, sono stati via via rastrellati nelle grandi città (soprattutto Cairo e Assuan) così come negli ospedali e trattenuti per settimane o mesi in fetidi centri informali di detenzione prima di essere deportati oltrefrontiera.
Tutto ciò si è verificato sullo sfondo di una maggiore cooperazione tra l’Unione europea e l’Egitto in materia di migrazione e controllo delle frontiere.
Nell’ottobre 2022, l’Unione europea e l’Egitto hanno firmato un accordo di cooperazione da 80 milioni di euro, che includeva il potenziamento dell’operato della Guardia di frontiera egiziana per contrastare la migrazione irregolare e il traffico di esseri umani lungo il confine con l’Egitto. L’accordo affermava di applicare “approcci basati sui diritti, orientati alla protezione e sensibili al genere”. Tuttavia, il nuovo rapporto di Amnesty International documenta l’inesistenza, o quanto meno la non applicazione di tali “approcci”.
Un ulteriore pacchetto di aiuti e investimenti, in cui la migrazione è un pilastro chiave, è stato concordato nel marzo 2024 come parte del nuovo partenariato strategico e globale tra l’Ue e l’Egitto.
In questo modo, concludendo accordi con l’Egitto nell’ambito dell’immigrazione senza una rigorosa tutela dei diritti umani, l’Unione europea rischia di essere complice nelle violazioni dei diritti umani da parte dell’Egitto
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