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Appelli

Egitto, Patrick Zaki trasferito nel carcere di massima sicurezza di Tora

Lo hanno rinchiuso in una cella con altri 8 prigionieri nel carcere di Tora, in una delle sezioni più dure del penitenziario di massima sicurezza al Cairo. Patrick George Zaki, lo studente egiziano arrestato lo scorso 7 febbraio per propaganda sovversiva su Facebook rientrando in Egitto, è stato trasferito ieri da Mansoura, la sua città…

Lo hanno rinchiuso in una cella con altri 8 prigionieri nel carcere di Tora, in una delle sezioni più dure del penitenziario di massima sicurezza al Cairo.
Patrick George Zaki, lo studente egiziano arrestato lo scorso 7 febbraio per propaganda sovversiva su Facebook rientrando in Egitto, è stato trasferito ieri da Mansoura, la sua città natale, nella capitale del paese nordafricano dove il 7 marzo è prevista l’udienza in tribunale sul suo caso.
A raccontarlo uno dei suoi legali, Walid Hassan, che sottolinea quanto si stia complicando la posizione di Zaki.
Intanto nel paese sono riprese le esecuzioni.
Ieri a cadere sotto le mani del boia Hisham Ashmawi, un ex ufficiale accusato di terrorismo.
A fronte del rischio di una pena fuori misura per lo studente che era in Italia dall’agosto dello scorso anno per un master all’Università di Bologna, la pressione dell’Italia affinché sia rilasciato non deve allentare.
La speranza degli avvocati è che le accuse più gravi nei confronti di Zaki possano cadere per poi ottenere la sua scarcerazione. Ma fino a quando resterà nelle mani del sistema giudiziario egiziano Patrick non è al sicuro.
Per questo bisogna tenere alta l’attenzione. Il Coronavirus potrà tenere lontano dalle piazze ma nulla può impedire di continuare a chiedere libertà per Patrick Zaki.
Focus on Africa non solo continua a seguire le vicende di Patrick ma rilancia l’appello di Amnesty International per chiedere la sua liberazione
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L’APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL

Patrick George Zaki, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva.

Funzionari dell’immigrazione lo hanno arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo alle 4:30 del mattino.

Patrick era partito da Bologna, dove segue un programma di studi Erasmus, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, Mansoura, in Egitto.

I suoi avvocati ci hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche.

Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e sullo scopo della sua residenza in Italia.

Successivamente è stato trasferito in una struttura di detenzione della NSA non rivelata a Mansoura.

Il giorno seguente all’arresto, i pubblici ministeri di Mansoura hanno ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. I pubblici ministeri hanno affermato di fare riferimento a dieci post pubblicati su Facebook, ma non hanno permesso né a Patrick né al suo avvocato di esaminarli.

Sabato 15 febbraio i giudici hanno confermato la detenzione preventiva. Il 22 febbraio un tribunale ha confermato la sua detenzione per ulteriori 15 giorni. Il 25 febbraio Patrick è stato trasferito da una stazione di polizia alla prigione di Mansoura. Il 5 marzo è stato trasferito nella prigione di Tora, al Cairo.

Riteniamo che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

Libertà per Patrick

Esperta di questioni internazionali, africanista. È stata insignita per il suo lavoro di giornalista della Medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica.

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