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Focus internazionale

Libano: “L’attacco a UNIFIL è un crimine di guerra”: il ministro Crosetto senza mezzi termini ma su Gaza tace

Gli attacchi israeliani contro UNIFIL e i bombardamenti su Gaza stanno causando una catastrofe umanitaria, con accuse di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.

Mentre la missione UNIFIL2 viene attaccata da un Israele che mostra tutta la sua tracotanza, il governo italiano accusa apertamente Israele di crimini di guerra.
Il Segretario Generale Nazioni Unite Antonio Guterres era stato dichiarato “persona non grata” già alcuni giorni fa dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che lo aveva addirittura accusato di “sostenere terroristi, stupratori e assassini di Hamas, di Hezbollah, degli Houthi e ora dell’Iran” nonchè di antisemitismo, un atto di accusa e di critica all’ONU senza precedenti.
Nel frattempo Israele colpisce indiscriminatamente tutti coloro che incontra sulla sua strada, in spregio a ogni forma di giustizia e di umanità.
Oggi solo nel centro Beirut si contano 22 morti e decine di feriti. Migliaia di sfollati non sanno più dove andare, allo sbando sotto le bombe.
Sicuramente colpevoli Hezbollah, o Hamas, che si nascondono tra la popolazione civile, come dice Israele, ma questo giustifica la strage di civili a cui stiamo assistendo da un anno ormai?
Non si salva nessuno, guardiamo impotenti la strage quotidiana dei bambini, le famiglie inermi che vengono letteralmente sterminate, gli ospedali bombardati, le scuole-rifugio che vengono colpite senza remore, i luoghi sacri violati.
Negli ultimi giorni i bombardamenti sulla Striscia di Gaza si sono fatti ancora più intensi e la vita non è altro che quotidiana sopravvivenza. Soltanto oggi sono morte più di cinquanta persone. nella scuola-rifugio Rufaydah, a Dair Al Balah, nella zona centrale di Gaza.
Da quattro giorni a Gaza non c’è più cibo nè elettricità, mancano i medicinali, scarseggiano i beni di prima necessità. L’assedio si è fatto durissimo, elicotteri e cecchini sparano su tutto quello che si muove, nessuno può uscire dai rifugi.
Più di 150.000 palestinesi che vivono nell’insediamento di Jabalia, a nord di Gaza, hanno ricevuto l’ordine di evacuazione immediata, ma molti si sono rifiutati di lasciare le loro case per dirigersi nella zona Sud della città. Il reporter Hezem Helme Abu Amza ha mostrato in un video i civili circondati, terrorizzati, con le mani alzate, che chiedono di essere risparmiati; sono donne, anziani, bambini, uomini che cercano di proteggere la propria famiglia.
L’ospedale Kamal Adwan, l’ultimo ospedale di Gaza nord parzialmente funzionante, ha ricevuto l’ordine di evacuazione immediata e totale dalle forze di occupazione israeliane, costringendo i medici a spostare malati e feriti gravi. “Finché ci sono pazienti, non me ne vado” dice il dottor Hossam Abu Safia.
Nonostante questo, gli occupanti hanno continuato a sparare sui volontari, sulle ambulanze, sui paramedici, sui reporters.
Numerose troupe giornalistiche sono state prese di mira.
Mohammed Asad ci ha fornito le terribili immagini del ferimento di un reporter di Al Jazeera, Fahdi Al-Wahidi, colpito da un cecchino proprio mentre stava documentando gli avvenimenti in corso nella zona di Jabalia. L’immagine del suo collega giornalista Islam Bader che lo trasporta a braccia è emblematica, non c’è neanche un’ambulanza che possa recuperare il suo corpo martoriato. Purtroppo il reporter ha riportato ferite gravissime al collo e alla schiena e rischia la paralisi totale. A Gaza nord è rimasto ucciso anche il giornalista Mohammed Al Tanani, mentre un altro giornalista,Tamer Labed, risulta gravemente ferito.
Ricordiamo che Israele non consente ai giornalisti stranieri di documentare sul campo e non garantisce in alcun modo la sicurezza dei giornalisti locali. Dal 7 ottobre scorso sono morti 177 tra giornalisti e operatori dei media.
Ormai la comunità internazionale non può più fingere di non sapere, Israele ha passato il segno, è necessario più che mai arrivare ad un cessate il fuoco immediato.

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