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Guinea, la libertà di espressione sotto assedio

La libertà di espressione, un diritto fondamentale riconosciuto a livello internazionale, è attualmente sotto attacco in Guinea. Secondo un rapporto di Amnesty International, le violazioni del diritto alla libertà di espressione sono in aumento nel paese.

Nel settembre 2021, le autorità di transizione del Comitato nazionale per la riconciliazione per lo sviluppo (CNRD) hanno preso il potere in seguito a un colpo di Stato. Queste autorità avevano promesso di porre fine all’autoritarismo del passato, seducendo il popolo con la loro retorica populista facendo leva sulla lotta contro i mali di cui soffrivano i guineani.

Dichiaravano di voler fare per amore della Guinea in quanto questo paese non meritava più di essere violentato. “La giustizia – dicevano – sarà la bussola che ci guiderà perché nessuno merita di essere ingiustamente assassinato, rapito o torturato”. Queste parole hanno spinto i guineani a dare tutta la loro fiducia a questa transizione.

Il mio paese di origine sta attraversando uno dei periodi più bui proprio in un momento così moderno e civilizzato della sua storia: vittima di violenza massiccia, di corruzione, ingiustizia, rapimento e terrificante insicurezza, soffocamento di tutte le voci discordanti, chiusura di molti media privati sotto il controllo del CNRD e acquisto di case a nome degli stessi membri con i soldi dei contribuenti.

Comportamento che sembra ora ricalcare esattamente quello del precedente regime a motivo del quale avevano inscenato il colpo di Stato.

Il 21 maggio 2024, il Ministro dell’Informazione e della Comunicazione ha ritirato le licenze dei gruppi ESPACE FM (HADAFO MÉDIAS), FIM GUINEE e DJOMA MEDIA e le loro relative frequenze mediatiche con l’ordinanza n. 686. In un contesto politico così teso, questo atto rappresenta un serio attacco alla libertà di espressione in Guinea. A mio avviso, esso costituisce un deplorevole indebolimento delle poche, ma pur importanti, conquiste democratiche raggiunte nel paese come la stampa libera che oggi è sotto attacco.

Il 23 maggio 2024, diversi media privati hanno dovuto affrontare i capricci delle autorità guineane: canali televisivi e stazioni radiofoniche private sono stati chiusi. Sei delle stazioni radio e televisive più ascoltate sono state sanzionate con conseguente interruzione delle trasmissioni, lasciando in esubero centinaia di professionisti. Madjou Bah, conduttore televisivo di Espace TV, ha dichiarato: “Non c’è alcuna giustificazione per questa decisione, a meno che non si vogliano mettere a tacere tutte le voci dissenzienti nel Paese“. Sulla stessa linea, Kabinet Fofana, politologo ed editorialista di FIM FM, ha sottolineato che oggi esprimere la propria opinione è paragonabile a bestemmiare. Quello che sta accadendo oggi è senza precedenti.

Già il 13 giugno 2024, i direttori generali di GROUPE HADAFO MÉDIAS, DJOMA MEDIA e FIM GUINÉE avevano espresso sorpresa e sgomento per le affermazioni diffamatorie fatte da due commissari dell’Alta Autorità per le Comunicazioni (HAC) durante un’apparizione nei media a Kankan il 12 giugno 2024.

I commissari avevano sostenuto che ognuno dei responsabili dei tre media, oscurati improvvisamente già dalla notte del 22 maggio 2024, avevano ricevuto ingenti somme di denaro dal Presidente della Transizione per cambiare la propria linea editoriale e sostenere le azioni del CNRD. Queste accuse sono state viste come un tentativo di manipolazione dell’opinione pubblica, parte di una campagna diffamatoria contro i media.

In risposta a queste accuse, i direttori dei tre media hanno condannato le dichiarazioni dei due commissari e il silenziamento dell’HAC di fronte alle ripetute violazioni della legge sulla libertà di stampa. Hanno inoltre presentato una denuncia per diffamazione e minacce allertando la comunità nazionale e internazionale sulla minaccia alla vita di tutti i giornalisti e attivisti. Il gruppo FIM ha lanciato una campagna di raccolta fondi per pagare i propri dipendenti vedi questo link: Un Geste pour Fim.

Parigi, Conakry, 29 maggio 2024. La Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), le sue organizzazioni affiliate e i suoi partner in Guinea hanno chiesto la fine immediata delle vessazioni nei confronti dei media e il ripristino immediato delle licenze ritirate. Drissa Traoré, Segretario generale della FIDH, ha dichiarato: “È la prima volta in Guinea dalla liberalizzazione del settore dei media nel 2005. Questa misura repressiva viola il diritto all’informazione e costituisce un grave ostacolo alla libertà di stampa e di espressione. Siamo molto preoccupati”.

Questi gruppi mediatici, che danno lavoro a più di un centinaio di persone a Conakry e nell’interno del Paese, sono sottoposti a pressioni senza precedenti dal novembre 2023. Diversi media hanno subìto l’oscuramento delle loro frequenze senza alcuna giustificazione.

Alcuni di questi media hanno fornito un’ampia copertura del processo del 28 settembre relativo al massacro di migliaia di persone radunate nello stadio nazionale per protestare contro la candidatura presidenziale di Capitane Moussa Dadis Camara, allora capo della giunta militare. Le forze di sicurezza aprirono fuoco diretto sulla folla. Il processo è un passo importante di giustizia verso quelle vittime. Questi Media hanno infatti permesso a migliaia di persone sia in Guinea che altrove di seguire il processo giorno per giorno.

La situazione attuale non lascia presagire nulla di buono per il futuro dei media locali, in un Paese di oltre 14,5 milioni di abitanti, dove la maggior parte di essi trasmette in lingua francese. Ad oggi, non è ancora stata rilasciata alcuna dichiarazione sulla fine del periodo di transizione, che dovrebbe, almeno sulla carta, vedere il ritorno di un governo civile. L’attuale situazione in Guinea è preoccupante. La libertà di espressione è un diritto fondamentale che deve essere protetto e rispettato. Le autorità dovrebbero avere il dovere di garantire ai media di poter operare liberamente e senza timore di rappresaglie.

La comunità internazionale deve monitorare attentamente la situazione e fare pressione sul governo guineano per garantire il rispetto della libertà di espressione. Chiedo dunque alla comunità internazionale e al mondo interno di non isolare l’attuale situazione in Guinea. Pensate seriamente alla Guinea al fine di evitare un bagno di sangue. Di fronte alla volontà di manifestare e all’intenzione dichiarata del CNRD di voler rimanere al potere oltre la data limite della transizione, rischiamo di assistere a qualcosa di peggiore rispetto a quanto accaduto il 28 settembre 2009 di cui ricordo gli oltre 150 decessi, i più di 1250 feriti e le centinaia di stupri.

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