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Kenya, luci e ombre del presidente William Ruto

Quando il presidente keniota William Ruto è atterrato a Pechino sette mesi fa, è stato accolto con  un tappeto rosso e cordoni di truppe cinesi sull’attenti.

Tra gli obiettivi della sua visita di stato di tre giorni in ottobre: garantirsi un altro miliardo di dollari in prestiti dalla Cina.

Quando a maggio è volato Washington ha nuovamente trovato un tappeto rosso e le truppe di John Biden.

l viaggio di Ruto- che negli ultimi 20 mesi ha visitato ben 38 paesi – è la prima visita di stato per un presidente africano alla Casa Bianca dal 2008.

In una nota, la Casa Bianca ha sottolineato che i due Paesi sono “legati da valori democratici condivisi e dall’impegno reciproco a promuovere i diritti umani e a rafforzare le istituzioni politiche” e che la visita del presidente Ruto conferma “nuove aree di cooperazione per salvaguardare i diritti e le libertà di fronte all’aumento dell’autoritarismo”.

Sul piatto Washington ha stanziato quasi 40 milioni di dollari per tutelare la “democrazia e i diritti umani” in Kenya oltre a 700 mila dollari per sostenere la “società civile” del Paese e altri 2,7 milioni di dollari per la supervisione dei processi di governance.

“Insieme, gli Stati Uniti e il Kenya stanno lavorando per affrontare le sfide che contano di più per la vita delle nostre persone: sicurezza sanitaria, sicurezza economica, sicurezza informatica e sicurezza climatica”, ha affermato Ruto.

Un decennio dopo la costruzione della ferrovia ad alta velocità da Nairobi a Mombasa (che il governo keniota ha finanziato con miliardi di prestiti dalle banche statali cinesi) il Kenya e gli Stati Uniti prevedono di annunciare che una società americana costruirà una strada lungo lo stesso corridoio.

Curiosi questi americani che usano la loro “democrazia da esportazione” come un chewingum.

Quando gli fa comodo fanno finta di non ricordare come il presidente Ruto è stato eletto.

Le elezioni che lo hanno visto presidente sono state caratterizzate da tensioni, contestazioni e controversie   riguardanti la commissione elettorale, la IEBC (Independent Electoral and Boundaries Commission) con tanto di omicidio legato a queste vicende.

 

Quattro dei sette commissari della  Independent Electoral and Boundaries Commission

(quindi la maggioranza della commissione) contestarono pubblicamente i risultati annunciati  affermando che il processo di verifica e conteggio dei voti non era stato trasparente.

I quattro commissari tennero una apposita   conferenza stampa dichiarando che non avrebbero firmato e che non potevano assumersi la responsabilità dei risultati elettorali finali a causa della loro natura opaca.

 

Non solo ma Daniel Musyoka, returning officer (ovvero un importante ufficiale elettorale di supervisione e controllo) della IEBC  è stato assassinato  ed il suo corpo è stato trovato in una foresta nella contea di Kajiado.

 

Con buona pace delle “lezioni sulla democrazia” degli americani che ora osannano Ruto.

 

 

Intanto – secondo il sondaggio di opinione condotto da Infotrak tra il 25 maggio e il 29 maggio 2024, il 77% dei kenioti ha dichiarato che il disegno di legge finanziaria 2024 non avrà un impatto per niente positivo sull’economia. Otto su 10 si oppongono all’introduzione di nuove tasse sul pane, sull’olio da cucina, sui servizi finanziari, sui veicoli a motore e un nuovo prelievo sui prodotti non rispettosi dell’ambiente.

 

Inoltre, il 63% dei kenioti ritiene che il paese stia andando nella direzione sbagliata citando  l’inflazione galoppante e la disoccupazione che ha lasciato molte famiglie incapaci di soddisfare le loro esigenze quotidiane.

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