La Turchia media tra Etiopia e Somalia. Grande assente il Somaliland

Nella crisi per l’accordo navale nel Somaliland, la Turchia si pone come mediatrice tra Etiopia e Somalia. Ieri ad Ankara si sono tenuti dei colloqui tra i Ministri per gli Affari esteri di entrambe i paesi, S.E. Taye Atske Selassie per l’Etiopia e S.E. Ahmed Moallimm Fiqi, con la presenza del Ministro turco degli Affari Esteri, Hakan Fidan, a fare gli onori di casa.

I colloqui dovrebbero servire a cercare un’intesa tra Addis Abeba e Mogadiscio e far rappresentare entrambe le posizioni e gli interessi nazionali.

Hakan Fidan è uomo fidato del governo turco e personalità di spicco ben conosciuta nel continente africano. Vanta un’esperienza considerevole sulle questioni africane, è stato per anni a capo dell’intelligence turca (MIT) e prima ancora dell’agenzia turca di cooperazione internazionale (TIKA).

Al termine dei colloqui è stata rilasciata una comunicazione congiunta con la quale si è riaffermato “l’impegno per una pacifica risoluzione delle divergenze” e si è espresso apprezzamento alla Turchia, per il lavoro di mediazione, così come per i suoi contributi positivi”. I Ministri hanno convenuto di tenere un secondo round di colloqui il prossimo 2 settembre.

Unico assente di rilievo il Somaliland. Pur essendo parte in causa negli accordi, non ha partecipato al round di colloqui. Sebbene il riconoscimento del Somaliland sia uno dei capisaldi degli accordi stilati con il paese per l’accesso al mare, gli accordi ancora non hanno avuto attuazione.

Il MoU prevedeva il riconoscimento formale dello stato del Somaliland (formalmente una regione dichiaratasi indipendente dalla Somalia) in cambio della possibilità di accedere al mare, attraverso lo sfruttamento di circa 20 km di coste per fini commerciali e strategici.

Dal 1993, anno d’indipendenza dell’Eritrea, l’Etiopia ha perso ogni accesso al mare. Tutti i commerci oggi sono affidati al vicino Djibouti con il quale intrattiene solidi accordi commerciali ultraventennali.