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L’Africa e la sua energia

L’Africa è un continente con un immenso potenziale agricolo, forestale, idrico, energetico. Con 54 Stati sovrani e oltre 30 milioni di  quadrati e più opportuno identificarlo in tre Afriche, al plurale, perché è il continente più vasto al mondo.

In Africa c’è il 30% delle materie prime necessarie alla transizione post-carbonica; il 60% delle terre coltivabili.

La rapida crescita demografica ed economica dell’Africa sub-Sahariana ha cominciato a sortire i propri effetti anche sulla transizione energetica del continente.

Nonostante in Africa viva oltre il 17% della popolazione mondiale, il Continente consuma solamente il 4% dell’energia globale; inoltre, il 70% della domanda energetica del continente (700 terawatt/ora) è consumato dalle economie  di Nord Africa e Sud Africa.

In tutta l’Africa, oltre 600 milioni di persone NON hanno accesso all’energia elettrica e quasi un miliardo non dispone di fonti di energia pulita per cucinare.

Se questi dati possono sembra un gap per lo sviluppo non solo energetico ma economico e umano del continente, grazie all’abbondanza di risorse energetiche e ai progressi tecnologici, oggi l’Africa ha di fronte l’opportunità di poter introdurre strategie energetiche a minor tenore di carbonio: un modello ben diverso da quello a cui assistiamo in altre parti del mondo.

Nel 2015, l’Unione Africana adottava l’Agenda 2063, un piano di “sviluppo inclusivo e sostenibile” per inquadrare la transizione energetica del continente. II piano venne integrato nella legislazione di oltre 30 paesi. L’aspirazione di tale documento programmatico era già allora quello di rendere l’Africa un continente autosufficiente dal punto di vista energetico, puntando soprattutto su energia pulita e sostenibile con due fonti energetiche destinate a guidare la transizione con la loro crescita:

  • le rinnovabili
  • il gas naturale.

E nel contempo migliorando len infrastrutture, la rete per la distribuzione favorendo così la crescita del settore energetico

L’Africa è un Continente che ha le più ricche risorse in tema di energia solare. Oggi consuma solamente 1’1% del solare mondiale (5GW); contributo destinato a quintuplicare nei prossimi due decenni.

Stesso rapporto per il gas naturale, che

passerà dal 5% al 25% entro il 2040. La strategia africana da alcuni anni punta sui nuovi giacimenti scoperti in Mauritania, Mozambico, Senegal, Nigeria, Sudafrica e Tanzania, e da ultimo sul giacimento di gas nel Mediterraneo davanti alle coste dell’Egitto, che permetteranno all’Africa di produrre fino al 40% del totale globale.

Ricordiamo che il gas naturale è considerato un combustibile fossile “di

transizione”

tanto che

negli scenari

europei più

ambiziosi ci si avvia

inevitabilmente a limitarne l’importanza,

almeno nel lungo periodo.

Ad ogni modo, le previsioni a medio-lungo

termine che posano

sull’efficienza

energetica, vedranno il PIL nelle regioni subsahariane impennarsi fino a cinque volte, grazie ad una domanda energetica il doppio di quella attuale.

Fonti energetiche

basso impatto

ambientale sono destinate

a

diventare

quindi la chiave di volta per l’Africa subsahariana, che potrà diventare il primo Continente nel quale le energie pulite avranno un ruolo di primissimo piano.

Diversi Paesi stanno già mettendo in atto strategie non solo volte a migliorare la distribuzione

(che

rimane la sfida

principale) ma anche a prestare attenzione ad altri fattori economicamente

meno

importanti.

Il Kenya ad esempio è lo Stato più virtuoso in tema di distribuzione. Negli ultimi cinque anni Nairobi ha promosso un aumento della stesura di cavi per la distribuzione in zone periurbane senza precedenti. Ad oggi, oltre il 75% della popolazione ha accesso da energia elettrica e l’obiettivo prossimo è raggiungere la copertura totale entro il 2026 un unicum nell’Africa subsahariana.

Va ricordato inoltre che il Kenya è uno dei pochi a sviluppare una strategia per la produzione di energia geotermica.

L’obiettivo dichiarato è di portare il geotermico al 50%

• di produzione. Un

ulteriore sviluppo di questa fonte permetterà di soddisfare una domanda in netta crescita, ed è un aspetto su cui il governo di

Nairobi

sembra

puntare particolarmente. Ed esaminiamo anche la situazione per esempio della Nigeria, per citarne

• una; la più grande

economia del continente subsahariano.

La Nigeria ad esempio ha come obiettivo la produzione di gas naturale sostituendolo nel contempo con la produzione di energia da fonte solare. Ad oggi, 1’80% dei generatori di energia è alimentato a gas, ma il restante 20% è quasi interamente supportato da petrolio.

Da qui al 2040, il governo federale ha manifestato

l’intenzione

di

incentivare l’utilizzo

del potenziale

fotovoltaico, andando a sostituire quel 20% che oggi fa capo al fossile. Ma un concreto problema della Nigeria rimane la bassa densità di distribuzione e i frequenti cali di tensione, una situazione che rischia di frenare

un’imponente

sviluppo delle

industrie, soprattutto nella regione di Lagos, una delle zone con la crescita demografica fra le più significative al mondo ad oggi popolata da oltre 200ml di persone, (età media di 26 anni) destinate a raddoppiare nel 2050.

E se la vera sfida, negli anni, a venire, sarà la capacità di assicurare energia elettrica, pulita a tutta la popolazione africana contemporaneamente con una integrazione transnazionale nella generazione di energia pulita, unita a miglioramenti locali nella gestione della rete elettrica l’Africa riuscirà a produrre energia sicura e a basso costo per tutta la popolazione garantendo così al Continente un futuro radioso.

Credits photo African Union Development Agency 

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