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Libia, pressioni sui leader locali per non partecipare al Forum del Dialogo dei Sostenitori del Regime di Gheddafi a Ginevra

Di Ahmed Farhat

Il recente Forum del Dialogo dei Sostenitori del Regime di Gheddafi, originariamente previsto a Roma dal 3 al 4 luglio, è stato spostato a Ginevra e si terrà il 10 luglio. Questo cambiamento ha suscitato forti tensioni e controversie all’interno della già complessa situazione politica libica. Secondo diverse fonti, tra cui il quotidiano tunisino Al-Shorouk, ci sono state significative pressioni su alcuni dei partecipanti invitati a non prendere parte all’evento.

Pressioni esterne sui partecipanti
Secondo un articolo pubblicato su Al-Shorouk, una fonte del Centro per il Dialogo Umanitario di Ginevra ha rivelato che il dottor Mustafa al-Zaidi, presidente del Partito del Movimento Popolare Libico, e Mohamed Belkassem al-Zwei, consigliere della Camera dei Rappresentanti, sono stati oggetto di forti pressioni per non partecipare al forum. Queste pressioni sono state attribuite principalmente a Saddem Haftar, figlio del maresciallo Khalifa Haftar e capo di stato maggiore delle forze di terra nell’est della Libia. Saddem Haftar ha minacciato di tagliare stipendi, benefici e di chiudere le sedi del partito di al-Zaidi e al-Zwei, al fine di impedire la loro partecipazione all’incontro.

Le pressioni sembrano essere motivate dal tentativo di evitare un consenso unanime tra i partecipanti riguardo a una visione condivisa, che includeva la scelta di un simbolo unico per il movimento e di un candidato presidenziale comune, il rifiuto delle richieste della Corte Penale Internazionale e la condanna degli arresti illegali. Tutto ciò era volto a sostenere la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi, figlio del defunto colonnello Muammar Gheddafi.

Il rifiuto di partecipazione del team di Saif al-Islam Gheddafi
Il team politico di Saif al-Islam Gheddafi ha deciso di non partecipare all’incontro. In una dichiarazione rilasciata alla vigilia del forum, l’entourage di Saif al-Islam ha chiarito che la decisione era dovuta alla presenza di alcune personalità strettamente legate a Khalifa Haftar, che contraddicevano la natura dell’invito e l’intento dell’incontro. Il comunicato ha evidenziato che tali personalità non avevano nemmeno condannato il rapimento di Haj Ali Abusbaiha, un sostenitore di Saif al-Islam Gheddafi, e quindi non potevano essere considerate come interlocutori legittimi per un dialogo costruttivo.

Il rifiuto di Saif al-Islam Gheddafi di partecipare al Forum del Dialogo Umanitario è stata considerata la scelta migliore, dato che le sessioni di dialogo preparate dal forum sono di natura organizzativa. In queste sessioni verranno scelti i rappresentanti di ogni movimento politico in Libia per partecipare al prossimo incontro per la formazione di un nuovo governo. Si prevede che le scelte saranno fortemente influenzate da coloro che seguono il generale Khalifa Haftar e che si autodefiniscono rappresentanti del regime di Muammar Gheddafi.

Dichiarazione di Mohamed El-Mazoughi
Il candidato presidenziale Mohamed El-Mazoughi, in una dichiarazione, ha rifiutato il convegno organizzato dal Centro per il Dialogo Umanitario, sotto il tema “Convegno dei sostenitori del precedente regime”. L’incontro, previsto per il 10 luglio a Ginevra, è stato fortemente criticato da El-Mazoughi, che ha dichiarato:

La crisi libica è una crisi interna, che richiede soluzioni radicali e unificate da parte del popolo libico stesso. Rifiutiamo qualsiasi intervento esterno nei nostri affari interni e crediamo nella nostra capacità di trovare soluzioni appropriate ai nostri problemi con le nostre mani, a partire dal nostro patrimonio culturale, religioso e nazionale. Non cederemo la nostra sovranità nazionale e non accetteremo alcuna mediazione o dialogo umanitario o politico che avvenga al di fuori dei confini della Libia. Invitiamo tutte le organizzazioni e le istituzioni internazionali a sostenere la soluzione libica alla crisi libica, senza interferire nei nostri affari interni. Non comprometteremo i nostri principi e non usciremo dal quadro nazionale in nessun dialogo o negoziato“.

Il contesto politico libico
La Libia è attualmente frammentata tra due coalizioni politico-militari rivali: il Governo di unità nazionale (GUN) con sede a Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto principalmente dalla Turchia, e il governo parallelo con sede a Bengasi, manovrato da Khalifa Haftar con forti legami con la Russia. Gli sforzi per trovare una soluzione condivisa e stabile per il futuro politico della Libia sono stati fino ad ora infruttuosi, con continui fallimenti nei tentativi di organizzare elezioni libere e inclusive.

Le pressioni esercitate sui leader libici per non partecipare al Forum del Dialogo dei Sostenitori del Regime di Gheddafi rappresentano un ulteriore ostacolo agli sforzi di mediazione e pace nel paese. La situazione complessa e tesa, alimentata da divisioni politiche e influenze esterne, continua a mettere a rischio la stabilità della Libia e a complicare il processo di riconciliazione e ricostruzione.

Negli ultimi mesi, la Libia ha visto un aumento delle tensioni e dei conflitti interni, con una crescente insicurezza e difficoltà economiche che hanno ulteriormente aggravato la crisi umanitaria. Il fragile equilibrio tra le varie fazioni politiche e militari rischia di sfaldarsi, con possibili conseguenze gravi per la popolazione civile e per la stabilità dell’intera regione.

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