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Migrazioni

Migranti, sentenza storica: la Corte europea dei diritti condanna la Grecia

Una vittoria simbolica nella lotta per i diritti dei migranti e un richiamo urgente all'Unione Europea per rivedere le sue politiche di asilo e di accoglienza.

La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha messo in luce in modo inequivocabile le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti di minori non accompagnati in Grecia, con un focus particolare sulle condizioni di vita nel Centro di Accoglienza e Identificazione (RIC) di Samos. La Corte ha stabilito che il governo greco ha trattato in modo inumano e degradante sette ragazzi fuggiti da paesi in conflitto, tra cui Repubblica Democratica del Congo, Siria e Afghanistan.

Le condizioni inaccettabili

Tra il 2019 e il 2020, questi adolescenti, di età compresa tra 14 e 17 anni, si sono trovati in una situazione drammatica. In un contesto di sovraffollamento senza pari, i giovani sono stati costretti a provvedere a se stessi senza supporto materiale o psicosociale per periodi variabili dai 6 ai 10 mesi. Molti hanno vissuto in condizioni che sono state descritte come una vera e propria “lotta per la sopravvivenza” da Dunja Mijatović, ex Commissario Europeo per i Diritti Umani.

Quello di Samos non è un caso isolato, ma rappresenta un esempio emblematico di come le politiche migratorie europee spesso sfocino in violazioni sistematiche dei diritti umani. Le strutture di accoglienza sono progettate per gestire flussi migratori, ma la realtà è ben diversa. Nel 2020, oltre 7.000 persone vivevano in condizioni di estrema precarietà attorno al RIC, la cui capacità era ufficialmente fissata a soli 648 posti. Queste condizioni, segnate da insufficienza di cure mediche, strutture sovraccariche, scarsità alimentare e tensioni sociali, hanno avuto conseguenze devastanti sia sul benessere fisico che psicologico dei minori coinvolti.

La vittoria legale

Il ricorso dei sette ragazzi, supportato dalle associazioni “I Have Rights” e “Still I Rise”, è stato accolto dalla CEDU, che ha non solo ordinato un risarcimento di 41.500 euro, ma ha anche stabilito che le autorità greche hanno ignorato i diritti fondamentali di questi minori. La testimonianza di uno di loro, N.A., che ha dichiarato: “Non posso crederci! Spero davvero che questa sentenza possa migliorare la situazione per tutte le persone che ora risiedono nei campi della Grecia”, cattura l’emozione di una lunga attesa per giustizia.

Un riconoscimento storico

È significativo che la CEDU abbia per la prima volta qualificato le condizioni di vita nel RIC di Samos come inumane e degradanti per chiunque, non solo per i più vulnerabili. Questo segna un passo importante nella lotta per i diritti umani, sottolineando che nessuna persona, indipendentemente dalla sua condizione, dovrebbe dover sopportare tali sofferenze.

Una situazione ancora preoccupante

Tuttavia, il traguardo della giustizia per questi sette ragazzi non segna la fine del dramma per molti altri rifugiati e richiedenti asilo in Grecia. La chiusura del RIC di Samos ha portato all’apertura di un nuovo Centro di Accesso Controllato Chiuso (CCAC), dove si continuano a registrare violazioni dei diritti umani. Le testimonianze raccontano di minori non accompagnati che vivono in condizioni di detenzione, privati della loro libertà e costretti a rimanere in spazi circondati da filo spinato.

Un futuro incerto

Le recenti misure temporanee richieste dalla CEDU per garantire condizioni di vita dignitose all’interno del CCAC evidenziano l’incapacità delle autorità greche di affrontare l’emergenza migratoria in modo umano e rispettoso della dignità. Come afferma Ella Dodd, Coordinatrice di “I Have Rights”: “Detenere i bambini in una struttura disumanizzante non può essere la risposta per chi cerca sicurezza”.
In conclusione, la condanna della Grecia rappresenta una vittoria simbolica nella lotta per i diritti dei migranti e un richiamo urgente all’Unione Europea per rivedere le sue politiche di asilo e accoglienza. È essenziale che si garantiscano condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani per tutti i migranti, a prescindere dalla loro età o background, affinché tragedie come quelle vissute dai ragazzi di Samos non possano ripetersi in futuro. La giustizia ottenuta è un passo in avanti, ma il cammino è lungo e irto di sfide.

Credits foto Chiara Novara

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