Skip to content

Niger, ritiro del permesso di sfruttamento di una miniera di uranio all’azienda francese Orano

Ieri, 20 giugno 2024, il Niger ha deciso di revocare il permesso di sfruttamento della miniera di uranio di Imouraren alla società francese Orano. Si tratta di una scelta di portata considerevole, che evidenzia le tensioni tra la Francia e la giunta al potere e che si inserisce in un panorama minerario globale in continua evoluzione. Da un lato, la domanda di uranio rimane stabile, alimentata dalla crescente richiesta di energia nucleare in diverse regioni del mondo. Dall’altro, il settore minerario si trova ad affrontare sfide sempre più complesse, tra cui la fluttuazione dei prezzi delle materie prime, l’attenzione all’impatto ambientale e le crescenti preoccupazioni per la sostenibilità sociale ed economica delle attività estrattive.

La miniera di Imouraren, con le sue riserve stimate in 200.000 tonnellate di uranio, ricopriva un ruolo strategico per l’approvvigionamento di uranio dell’Europa, che ne ricava circa un quarto dal Niger. La sua mancata attivazione rappresenta un duro colpo per il gigante francese Orano, che potrebbe subire un impatto significativo sulle sue operazioni in Niger e, più in generale, sulla sua posizione nel mercato globale dell’uranio.

Le motivazioni alla base della decisione del Niger sono da ricercarsi in un duplice filone: la rivendicazione di una maggiore sovranità sullo sfruttamento delle risorse naturali del Paese africano e la volontà di diversificare i partenariati minerari. Il regime militare al potere a Niamey, insediatosi nel luglio 2023, ha espresso a più riprese l’intenzione di rivedere il sistema di sfruttamento delle materie prime da parte delle compagnie straniere. La revoca del permesso a Orano rappresenta un segnale tangibile di questa nuova linea d’azione, volta a rafforzare il controllo del Niger sulle proprie risorse e ad accrescere i benefici economici derivanti dalle attività estrattive.

La decisione del Niger avrà conseguenze di rilievo sia per il paese stesso che per l’Europa. Per il Niger, si apre la possibilità di ridefinire i propri accordi con le compagnie minerarie straniere, alla ricerca di nuovi partner che garantiscano condizioni più vantaggiose e rispondano meglio alle esigenze nazionali. La diversificazione dei partenariati potrebbe includere l’ingresso di nuovi attori come Cina, Russia o Iran, con potenziali ricadute geopolitiche e strategiche.

L’Europa, d’altra parte, si troverà ad affrontare la sfida di reperire uranio alternativo per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’investimento in tecnologie alternative potrebbero rivelarsi necessari per garantire la sicurezza energetica del continente. A questo proposito, Orano sta preparando da diversi mesi una strategia per il dopo-Niger: già dall’ottobre 2023, infatti, il colosso francese (di proprietà statale al 90%) ha cominciato ad lavorare in Mongolia, dove prevede di investire 1,6 miliardi € in 30 anni e, soprattutto, di diversificare la sua produzione di uranio e di garantire il proprio approvvigionamento. Orano ha miniere anche in Canada e Kazakistan, ma la miniera mongola ha anche un valore strategico: rappresenterà il 4% della produzione mondiale di uranio e contribuirà a soddisfare la crescente domanda.

Tornando al Niger, la revoca del permesso di Imouraren a Orano segna un punto di svolta nel panorama minerario del Paese africano e nelle relazioni con la Francia. Le implicazioni a lungo termine di questa decisione sono ancora da valutare, ma è evidente che il settore minerario in Niger si trova ad un bivio. Il Niger dovrà gestire con attenzione la transizione verso un nuovo assetto del settore, garantendo stabilità economica, benefici per la popolazione e rispetto per l’ambiente. Il dialogo e la cooperazione tra Niger e Francia saranno cruciali per trovare soluzioni condivise e garantire un futuro sostenibile per il settore minerario in Niger. In questo quadro, organizzazioni come l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e l’Unione Europea potrebbero giocare un ruolo importante nel supportare il Niger nella gestione di questa transizione e nel promuovere pratiche minerarie sostenibili.

Torna su