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Nigeria, il cambio dell’inno nazionale non è solo il mutamento di un simbolo

Il 21 maggio 2024, il presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu ha firmato il disegno di legge sull’inno nazionale, sostituendo l’inno adottato nel 1978 (“Arise, O Compatriots”) con il suo predecessore (“Nigeria, We Hail Thee”), che era utilizzato precedentemente, cioè dall’indipendenza nel 1960 fino al 1978, appunto. La decisione è stata presa con procedura d’urgenza, passando rapidamente attraverso le due camere del parlamento, senza alcuna audizione pubblica.

Il nuovo (vecchio) inno, cioè “Nigeria, We Hail Thee”, fu scritto da Lillian Jean Williams nel 1959 e composto da Frances Berda, due donne britanniche che, all’epoca, vivevano nel Paese africano. Fin dalla sua adozione nel 1960, quell’inno nazionale è stata fonte di controversia, soprattutto per quello che era considerato un tratto di continuità con il regime coloniale. Proprio su quest’onda, nel 1978 fu sostituito dopo un concorso con un nuovo inno, cioè “Arise O Compatriots”, scritto da John A. Ilechukwu, Eme Etim Akpan, B. A. Ogunnaike, Sota Omoigui e P.O. Aderibigbe, con musica composta dalla banda della polizia nigeriana diretta da B. E. Odiase.

Siccome il presidente Tinubu e la sua maggioranza parlamentare non ritenevano più in linea con i tempi questo secondo inno, hanno pensato di reintrodurre il vecchio inno, ma com’è intuibile, questa riadozione dal 29 maggio 2024 è stata oggetto di nuove critiche, sia per la mancata consultazione pubblica riguardo l’approvazione della legge che ne ripristinasse l’uso, sia come questione non prioritaria per l’amministrazione. Ad esempio, l’ex ministro per l’educazione Oby Ezekwesili ha messo in discussione l’appropriatezza dell’inno a causa della presenza di espressioni “peggiorative” come “native land” e “tribes” e che avrebbe continuato a cantare “Arise, O Compatriots” quale inno nazionale.

L’analista politico Samuel Oyewole sostiene che il cambio dell’inno sia una tattica di distrazione per allontanare l’attenzione dai gravi problemi che affliggono la Nigeria, come:

  • Inflazione alle stelle (passata dal 22,22% al 33,69% tra aprile 2023 e aprile 2024)
  • Disoccupazione diffusa
  • Povertà estrema (la Banca Mondiale stima che la quota di popolazione sotto la soglia di povertà internazionale aumenterà dal 30,9% al 40,7% entro la fine del 2024)
  • Criminalità e violenza organizzata
  • Insicurezza diffusa (terrorismo, insurrezioni, banditismo armato, rapimenti, contrabbando)

Secondo Oyewole, questa strategia di “distrazione e governo” è volta a mantenere una democrazia solo di facciata, senza la vera partecipazione o rappresentanza del popolo.

Dal canto suo, l’opinione pubblica è divisa sul cambio dell’inno. Alcuni, soprattutto i più anziani che lo conoscono da sempre, l’hanno accolto con favore. Altri invece lo ritengono irrilevante rispetto ai veri problemi del paese. Ad esempio, lo sciopero generale indetto dai sindacati per richiedere un salario minimo dignitoso ha riportato l’attenzione sulle questioni economiche e sociali del paese, evidenziando il fallimentare primo anno di mandato del presidente Tinubu.

Con tutta evidenza, il cambio dell’inno nazionale in Nigeria appare come un’operazione superficiale volta a distogliere l’attenzione dai problemi urgenti che attanagliano il paese. La popolazione nigeriana è alle prese con sfide ben più gravi che la scelta di un simbolo nazionale, e il governo dovrebbe concentrare i propri sforzi per risolverle.

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