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Diritti umani

Nigeria, soldato denuncia abusi sessuali: licenziata e accusata di diffamazione dall’esercito

Scandalo in Nigeria: un soldato accusa i superiori di abusi sessuali e viene licenziata dall'esercito, negazioni e richieste di indagini indipendenti.

Ruth Ogunleye, una giovane soldato dell’esercito nigeriano, ha scatenato un acceso dibattito pubblico e mediatico nel paese dopo aver denunciato in un video su TikTok di essere stata vittima di abusi sessuali da parte di alti ufficiali. Pubblicato nel gennaio 2024, il video racconta una serie di violenze sessuali che Ogunleye avrebbe subito da parte di un generale e due colonnelli. La soldato ha inoltre dichiarato di aver ricevuto minacce e di essere stata sottoposta a punizioni fisiche, tra cui essere ammanettata e detenuta contro la sua volontà.

Nel suo primo video, Ogunleye ha affermato di aver respinto le avances sessuali di un superiore, il quale avrebbe poi minacciato di licenziarla. La soldato ha spiegato che le sarebbero state negate opportunità di formazione che le avrebbero permesso di progredire nella gerarchia militare, e che sarebbe stata espulsa dal suo appartamento assegnato dall’esercito. Successivamente, è stata anche costretta a un ricovero in un ospedale psichiatrico, presumibilmente come parte di un tentativo di intimidazione.

A seguito delle gravi accuse, il caso ha attirato l’attenzione del ministro nigeriano per gli Affari femminili, che ha richiesto spiegazioni al capo dell’esercito. In risposta, il portavoce dell’esercito, il generale Onyema Nwachukwu, ha negato con fermezza le accuse di abuso e ha dichiarato che Ruth Ogunleye è stata licenziata nel giugno 2024 per motivi medici. Secondo il rapporto dell’esercito, la soldato soffriva di una condizione psicologica che la rendeva “vulnerabile”, giustificando così il suo congedo dalle forze armate.

In un secondo video pubblicato su TikTok a settembre 2024, Ogunleye ha confermato di essere stata licenziata e ha nuovamente accusato l’esercito di aver orchestrato un tentativo per screditarla, sottolineando che l’indagine interna avviata dalle autorità militari non aveva mai seriamente preso in considerazione le sue denunce. La soldato ha anche ironizzato sul fatto che il generale Nwachukwu avesse diffuso la sua storia sui social media, attribuendo alla giovane una visibilità che, a suo dire, avrebbe dimostrato la sua forza.

Tuttavia, il conflitto non si è fermato qui. In un altro video, Ogunleye ha dichiarato che il 22 settembre 2024 degli uomini inviati dal generale da lei accusato avevano tentato di assassinarla, sebbene questa affermazione non sia stata confermata né dalla polizia né dall’esercito. Non è chiaro se la soldato abbia presentato una denuncia formale alle autorità civili.

L’esercito, da parte sua, ha accusato Ogunleye di diffondere “false storie” contro il colonnello IB Abdulkareem, uno dei principali ufficiali da lei accusati. Il generale Nwachukwu ha infatti reso pubblica l’indagine interna che, secondo quanto riportato, ha concluso che il colonnello Abdulkareem non era colpevole dei reati indicati dalla soldato. Inoltre, l’esercito ha accusato Ogunleye di utilizzare le piattaforme online per diffamare e praticare cyberbullismo contro i suoi superiori.

Nonostante queste dichiarazioni ufficiali, l’episodio ha suscitato molte reazioni, soprattutto tra gli attivisti per i diritti delle donne. Hadiza Ado, fondatrice della Women and Children Initiative, ha espresso dubbi sulla trasparenza dell’indagine condotta dall’esercito, sostenendo che le autorità militari sono spesso riluttanti a rivelare pubblicamente episodi di cattiva condotta interna. Ado ha inoltre messo in discussione la versione secondo cui Ogunleye sarebbe stata licenziata per problemi di salute, domandandosi per quale motivo questi problemi non siano stati sollevati prima, mentre la soldato era ancora in servizio attivo.

Nonostante l’enorme eco mediatico della vicenda, al momento non risultano indagini formali da parte della polizia, e resta da vedere se verranno intraprese ulteriori azioni legali o se la vicenda verrà esaminata in modo indipendente come richiesto da diversi gruppi per i diritti umani.

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