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Focus internazionale

Palestina: senza cibo e senza istruzione, quale futuro per i bambini di Gaza?

Invece di essere a scuola migliaia di piccoli palestinesi trascorrono ore in fila per farsi dare un po' di cibo

Israele continua a violare i diritti fondamentali dell’infanzia in Palestina e Libano
“Vogliamo andare a scuola, ma in una scuola senza bombe” dice Amira a Gaza Nord. Ha 10 anni e frequentava la scuola elementare, fino ad un anno fa. Il suo desiderio più grande è quello di ritornare a scuola con i suoi amici, imparare, divertirsi in un mondo senza guerra. Cerca di non scordare la matematica, spiega che, però, manca da scuola da così tanto che sta dimenticando molte cose.

Invece di essere a scuola, magari in fila con i suoi compagni per entrare in classe, Amira sta da ore in fila con decine di bambini per farsi dare un po’ di cibo. Non una fila gioiosa, piena di voci squillanti e risate, soltanto voci di bambini affamati che implorano cibo, voci strazianti. Gaza nord è da giorni stretta in un assedio senza precedenti. Niente può entrare, nessuno può uscire e il cibo e l’acqua scarseggiano. I generi di prima necessità hanno raggiunto costi altissimi e molti bambini si aggirano mendicando per le strade in cerca di qualche shekel per comprare il minimo indispensabile.
La reporter Bisan Owda ci mostra le immagini di bambini, che cantano insieme a maestre volontarie, sulla spiaggia di Khan Younis.

Nonostante la situazione drammatica, c’è ancora chi dedica la sua attenzione a questi bambini senza più infanzia, tentando di concedere loro qualche momento di spensieratezza.
Secondo le Nazioni Unite a settembre hanno patito la fame più di 1,4 milioni di persone a Gaza, 400.000 più rispetto al mese di agosto.
Qualche giorno fa le autorità israeliane hanno concesso l’entrata di 35 tir di aiuti umanitari per la popolazione della Striscia, ormai allo stremo. Di questi 35, ne sono arrivati carichi soltanto due, gli altri sono stati depredati strada facendo…una guerra tra poveri, la guerra della disperazione.

Soltanto in queste prime due settimane di ottobre, diverse scuole gestite da Unrwa, divenute ormai rifugio per gli sfollati, sono state distrutte dai bombardamenti delle forze israeliane. Per il secondo anno,ormai, non c’è possibilità di accesso all’istruzione di qualsiasi ordine e grado.
A Al Zaytoun, sobborgo di Gaza Nord, Hasan usa il suo zaino scolastico non più per contenere libri, ma per trasportare taniche per l’acqua. Rimas Mohammed Jaras invece, ha il compito di andare a lavare le pentole nel mare, dato che l’acqua scarseggia. Vive con la famiglia a Mawasi Khan Younis, da quando la famiglia è sfollata dal nord della città.
I bambini di Gaza sono cresciuti di secoli in questo ultimo anno. Molti di loro hanno sulle loro fragili spalle il peso del sostegno alla loro famiglia, se sono così fortunati da averne ancora una. Vanno a procurare il cibo per i propri fratelli, a prendere l’acqua, a vendere qualcosa per rimediare quei pochi shekel necessari per sopravvivere. La stessa drammatica sorte ora sta toccando ai bambini libanesi, costretti a sfollare da un giorno all’altro.
Dove è finita la loro infanzia? Chi gliela ridarà indietro?

Bragi Gudbrandsson, vicepresidente del Comitato per i Diritti dei Bambini (CRC), ha dichiarato “Non credo di aver mai visto una violazione dei diritti così grave come a Gaza. La morte di un numero così elevato di bambini è unico nella storia. È un momento veramente nero. Siamo davvero preoccupati per il numero tanto elevato di bambini uccisi a Gaza, mutilati,feriti, dispersi, rimasti orfani e soggetti a soffrire fame, malnutrizione e malattie, risultato dell’indiscriminato e sproporzionato attacco israeliano”.
Israele ha più volte negato di violare qualsiasi trattato umanitario internazionale, ma la tragedia è sotto gli occhi di tutti e le conseguenze di questa guerra scellerata si sentiranno per decenni.

Photo credit: Rabie Noqaira
Hasan AlMoghani

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